Six Senses Rome – Quando i dettagli fanno la differenza

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Six Senses Rome in collaborazione con Gabriele Gorelli MW inaugura un dialogo con il territorio romano e non solo, sul tema della sostenibilità. Una gita in sella a bike elettriche attraverso l’Appia antica e un talk sui tetti di Roma per far incontrare due mondi: l’hotellerie di lusso e la viticoltura d’autore.

Giovedì 19 ottobre, Six Senses Rome insieme a Gabriele Gorelli MW ha dato inizio ad un originale dialogo tra l’hotel e il territorio per scoprire nuove sinergie tra l’ospitalità di lusso e la viticultura in nome della sostenibilità. Many small differences make the difference, questo il titolo dell’incontro come lo ha pensato Gorelli, il primo master of wine italiano, che potremmo anche aver chiamato viele kleine Untershiede machen der Untershied secondo il Dott. Pagano fondatore dell’azienda campana San Salvatore che ha ispirato questa iniziativa, Molte differenze fanno la differenza come lo indicherebbe il Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi o, tentando una traduzione in trentino, Tante pizole diferenze le fa la diferenza di Nicola Biasi che ha usato il dialetto per il suo Vin de la Neu, vino della neve. Insomma, si potrebbe dire in tanti modi ma il senso rimane lo stesso: “La sostenibilità è un argomento estremamente importante e delicato soprattutto se riguarda i settori dell’alta gamma in tutte le sue sfaccettature, per questo ogni piccolo sforzo, ogni cambiamento di metodo o di abitudine, ogni dettaglio è una differenza che contribuisce a fare la Differenza” spiega Gabriele Gorelli MW. Il percorso della sostenibilità è lungo ma si può affrontare con un impegno costante, lavorando sui dettagli e coltivando, non solo ottimo vino, ma rispetto, condivisione e visione.

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Visione come hanno avuto e continuano ad avere i protagonisti di questa giornata speciale, ad iniziare dal padrone di casa Six Senses Rome. Nato nel 1995, il gruppo Six Senses è pioniere della sostenibilità e di un modo diverso di fare ospitalità cercando di bilanciare l’ambiente e la dimensione sociale, in decisa armonia con le comunità e gli ecosistemi locali. L’hotel di Roma è il primo urban hotel che ha la mission di aprirsi alla città e di accoglierla per raccontarne le storie di eccellenza. In accordo con la filosofia di viaggio rigenerativa del gruppo anche Six Senses Rome punta su sviluppi in piccola scala, in cui gli investimenti per contribuire alla conservazione delle aree naturali e il sostegno alle comunità locali superano l’impatto su di esse. Tutto è considerato in termini di reciprocità e di responsabilità nei confronti delle generazioni future. Da qui la volontà di dialogare con soggetti che abbiano lo stesso approccio e impatto culturale e ambientale. In questo Gabriele Gorelli ha saputo interpretare alla perfezione gli intenti di Six Senses Rome mettendo in collegamento tre realtà italiane unite dalla stessa volontà di creare eccellenze rispettando ambiente ed individuo.

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Con l’ausilio di biciclette elettriche, un gruppo di esperti, giornalisti di settore e produttori è partito da Piazza di San Marcello, nel centro storico di Roma, alla volta della Tenuta di Fiorano del Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi a ridosso dell’Appia Antica, a soli 17 km dal cupolone. La Tenuta di Fiorano si estende attualmente su circa 200 ettari di terreni derivanti dalle colate laviche del Vulcano laziale. Grazie alla sua posizione, distante dal mare pochi chilometri in linea retta e protetta dal vulcano laziale, la Tenuta gode di un clima particolarmente favorevole per la salute del vigneto. I vini di Fiorano sono conosciuti per essere vini da lunghissimo invecchiamento, sia i bianchi che i rossi. I vini vengono prodotti nella Cantina tradizionale e conservati nella storica Grotta naturale per una conduzione rigorosamente biologica in continuità con il passato. “La mia famiglia fa biologico dagli anni ’40 da quando ancora l’ambiente non era attualità, tantomeno un’emergenza” racconta il Principe Ludovisi “forse è stato l’amore di mio padre per la botanica che ci ha insegnato da sempre il rispetto dell’ambiente”.

A sud di Roma, all’ombra dei templi di Paestum, la tenuta San Salvatore 1988, che si estende fino alle montagne di Stio, è il frutto della passione del Dott. Giuseppe Pagano che gestisce non solo un’azienda agricola ma un laboratorio a cielo aperto, un progetto che dà valore ad una produzione consapevole ed ecosostenibile, un’idea positiva che vuole costruire una nuova visione di Cilento. Cura e rispetto si fondono grazie all’innovazione della cantina alimentata da un impianto a biogas dall’allevamento di bufale che produce annualmente il doppio dell’energia che necessita l’intera filiera di produzione e confezionamento dei propri vini. Un lavoro quotidiano che studia i processi produttivi integrandoli con le caratteristiche del territorio dando valore ad un microclima unico e ad una biodiversità altrettanto elevata. “Io sono voluto rimanere nella mia terra per costruire un futuro. Non c’è solo la sostenibilità ambientale ma anche quella culturale e sociale che va alimentata facendo impresa sul territorio per mantenere gli elementi che amiamo: terroir, memoria collettiva e etica” spiega Giuseppe Pagano.

Nel regno delle mele, la Val di Non, in Trentino nasce ed opera Nicola Biasi che si occupa di vini da vitigni resistenti come il suo Vin de la Neu, un bianco che nasce per rompere gli schemi. La sua casa è Coredo, a quasi 1000 metri d’altitudine sulle Dolomiti. Battezzato così per la grande nevicata caduta durante la prima vendemmia, è un vino bianco di grande complessità e finezza, ottenuto da uve Johanniter, una varietà resistente alle malattie fungine della vite. Ma sono soprattutto il territorio, l’elevata qualità del prodotto e la longevità del vino a essere i veri e grandi punti di forza di questo bianco da invecchiamento. Una produzione limitata di mille bottiglie e trenta magnum che ha fatto del binomio qualità-sostenibilità, il miglior compromesso. “Per esaltare le caratteristiche del terroir dove nascono i nostri vini, non basta una grande viticoltura, bisogna rivedere la nostra enologia. Un approccio in cantina più semplice, basato sulla fisica e sulla microbiologia e non sulla chimica, ci può aiutare a creare vini più fini ed eleganti, legati al territorio, immediati e autentici. Diamo valore ai nostri territori, semplificando i nostri vini” racconta Nicola Biasi.

Tre realtà diverse, tre racconti che percorrono tutto il nostro paese da sud a nord offrendo una panoramica importante sulla sostenibilità nel nostro paese, questo era l’obiettivo di Gabriele Gorelli insieme a Six Senses Rome. “E’ stata una grande opportunità ospitare questo evento pilota che ruota intorno al mondo del vino e della sua coltivazione sostenibile” afferma Francesca Tozzi, General Manager di Six Senses Rome. “Collaborare con partner di questo livello ed essere dimora di approfondimenti di questo calibro è il nostro obiettivo, e ci auguriamo che questo primo appuntamento dia inizio ad una serie di momenti in cui possiamo coinvolgere esperti ed appassionati anche locali”.