“Il Palazzo delle ombre”. Intervista all’autore Svevo Ruggeri

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“Il Palazzo delle Ombre” è uno degli ultimi best seller italiani. Un romanzo noir dal sapore gotico scritto dall’autore Svevo Ruggeri, che è intervenuto ai nostri microfoni per un’intervista.

 

Qual è stata l’ispirazione principale dietro la trama intricata de “Il Palazzo delle Ombre”?
Volevo scrivere qualcosa, ma non avevo chiaro sin da subito cosa. I primi pensieri, che poi hanno dato l’ossatura al romanzo, sono stati quelli relativi al concetto di “Oltre”. Da sempre sono affascinato dal mistero, e quando lo si vuole attualizzare nella realtà, inevitabilmente si giunge al mistero più grande e inspiegabile che noi tutti accettiamo come evidenza, seppur senza una spiegazione soddisfacente: mi riferisco al mistero della vita e della morte, con tutte quelle domande senza risposta che un po’ tutti ci poniamo. Nel romanzo “Il Palazzo delle Ombre”, indago questo mistero attraverso la storia dei personaggi, e giungo a teorie e suggestioni che identificano l’Oltre come una sorta di dimensione che si compenetra con la nostra.

Il protagonista, il capitano dei carabinieri Filippo Donati, è alle prese con un’indagine complessa. Qual è stata la tua visione nel creare questo personaggio e come si relaziona con il mistero che avvolge il Palazzo delle Ombre?
Il capitano Filippo Donati è il protagonista di una delle tre storie, apparentemente slegate tra loro, che hanno Norman Lanzaldi, il personaggio principale, e Marta Ranieri, anch’essi protagonisti delle loro.
Filippo rappresenta la razionalità, e grazie alla logica cerca di risolvere un’indagine complessa, che vede due cadaveri rinvenuti lungo le rive del fiume Tevere. Deve tutto all’Arma perché gli ha dato un ruolo nel mondo, e ripaga con tutto se stesso questo prezioso dono. Ma si trova invischiato in un caso di duplice omicidio, con la pressione dei media e del Comando Generale che esigono, per motivi differenti, un colpevole, mentre aleggia lo spettro di un possibile serial killer.
Non posso svelare troppo, per ovvi motivi, ma è un personaggio a cui sono legato perché non ha timore di nulla e non si dà mai per vinto. Riguardo al mistero, fa tutto ciò che può, che è davvero tanto, per venirne a capo, nonostante tutto gli sia contrario.

Il libro è definito come un romanzo noir dal sapore gotico. Come hai bilanciato gli elementi del genere noir con il tocco di mistero e magia che caratterizza la tua narrazione?
Ti ringrazio per questa domanda, perché in molti lo definiscono come hai detto tu, mentre altri in modo differente e delle volte fantasioso. In realtà rifugge una vera e propria etichetta, e questo lo rende godibile da un pubblico trasversale e allargato. È un mystery esoterico ambientato a Roma, e tratta tematiche paranormali, mistiche e filosofiche. Ha elementi del noir, del thriller e del gotico, ma sono argomenti utili alla narrazione, per rendere interessante e accattivante la storia. In realtà conduco il lettore a porsi domande, e per me questo è l’aspetto più importante, perché crea interazione attiva.
Il mio proposito è stato proprio questo, e in alcuni tratti, rileggendolo, mi sembra di vedermi in una sala con un pubblico, intento a parlare di argomenti interessanti e magnetici, in attesa di domande. E in fin dei conti è ciò che accade durante le presentazioni, in cui cerco di interessare attivamente chi viene ad ascoltarmi.

Hai una vasta esperienza nel mondo del giornalismo e della consulenza olistica. In che modo queste esperienze hanno influenzato la tua scrittura e la tua capacità di narrare storie complesse come quella de “Il Palazzo delle Ombre”?
Io credo che quando si manifesta il desiderio di scrivere, e si scopre, dopo alcune prove, di possederne la capacità, le esperienze fatte durante la vita, personali, emotive e lavorative, abbiano un ruolo incisivo. Per ciò che concerne il giornalismo, ad esempio, ho fatto mio il gusto di ricercare la verità e la capacità di analisi dei fatti. Se invece consideriamo la professione del counselor olistico e di facilitatore in costellazioni familiari, ho preso la capacità di ascolto del prossimo e la possibilità di entrare in comunicazione emotiva ed empatica, e ciò mi è stato molto utile per la costruzione della psicologia dei personaggi del mio romanzo.

La storia si svolge principalmente a Roma, una città ricca di storia e di atmosfera. Come hai utilizzato l’ambientazione per arricchire la tua narrazione e rendere più coinvolgente il viaggio dei lettori nel mondo de “Il Palazzo delle Ombre”?
Nel romanzo la città di Roma è quasi un vero e proprio personaggio aggiunto. Parlo della bellezza e del fascino del centro storico e le descrizioni che faccio di alcuni luoghi insoliti, al di fuori del classico giro turistico che un po’ tutti conoscono. Mi è molto interessato cogliere l’essenza ancestrale della città, quella sorta di sospensione dalla realtà che avviene ogni volta che si ha la possibilità di girarla senza il caos turistico, o del traffico, o di gente allegra e festante.
Spesso può accadere di notte, in orari improponibili, ma se si ha la fortuna di passeggiare per i vicoli che trasudano storia e vissuto millenario, si può entrare in comunicazione con l’anima della città, che da oltre duemila anni osserva il viavai di vite.
Nel romanzo ho cercato di trasmettere questo fascino genuino, che se ti coglie, non ti abbandona mai.

Prossimi progetti letterari?
Questo 2024 sarà un anno importante per la mia professione di scrittore. È possibile che nell’arco dei mesi possano venire alle stampe ben due romanzi nuovi. Lo lascio come ipotesi, perché non sempre tutto si avvera nei tempi che uno scrittore ha in mente, ma sono a buon punto per il prosieguo de “Il Palazzo delle Ombre” e per un altro romanzo, completamente differente, che è incentrato sulla genesi di un serial killer.
Molta carne al fuoco, me ne rendo conto, ma ho una casa editrice, la Spirito Libero, che crede in me. Inoltre sono davvero felice di poter esprimermi attraverso la scrittura, con la speranza che le mie storie possano interessare e coinvolgere sempre più lettori.

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