Il Circo Rolando Orfei e Jones Coda Prin

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A cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

Portare sulle spalle una grande tradizione, riuscire a scrollarsi di dosso i falsi miti che circondano la sua attività secolare, restare al passo con i tempi, moderni e frenetici, pur continuando a utilizzare mezzi e linguaggi che arrivano dal passato. È la missione del circo, forma di spettacolo tra le più antiche e insieme contemporanee. Di seguito leggerete un’intervista con Jones Coda Prin, gestore del Circo Rolando Orfei, erede di una famiglia circense di tradizione secolare. Parlare con lui, davanti a un buon caffè, è stato molto interessante poiché ho scoperto i tanti punti di contatto – in termini di passione, valori e problemi – che questo tipo di ‘impresa’ condivide con quella zootecnica, per esempio.

La mia chiacchierata con Jones Coda Prin – che definirei un “poeta” del circo – è stata lunga e appassionata e la conserverò gelosamente nella mia memoria. Abbiamo parlato di tutto e di più e qui vi riporto non il classico botta e risposta dell’intervistatore e dell’intervistato ma soprattutto i concetti base del pensiero di Jones, quelli che ha voluto raccontarci e condividere con noi.

Jones Coda Prin parla a nome di tutti i suoi amici e colleghi della grande famiglia del Circo Rolando Orfei. Tra loro nessuno è migliore di un altro. C’è rispetto e grande stima. Ha parlato lui con me poiché esperto del ramo comunicazione, ma ci tiene a puntualizzare che il magico mondo del Circo esiste grazie alle centinaia di figure straordinarie che insieme a lui danno l’anima per regalare emozioni al pubblico.

Il circo stesso, innanzitutto: “Amo visceralmente questo magico mondo e quell’incredibile anello chiamato pista. La vera innovazione è stata quella di introdurre nello show numeri come la donna laser, di far diventare delle performance fisiche un qualcosa in grado di regalare emozione. La gente del circo è fatta in questo modo. Non si perde mai d’animo, si rialza sempre. Speriamo che il pubblico possa venire agli spettacoli e apprezzare il nostro mestiere. Vorremmo rimettere in piedi tutto con amore dopo la pandemia che duramente ci ha colpiti. Proviamo a coinvolgere gli spettatori in uno spettacolo tradizionale ma in chiave moderna”.

In particolare negli ultimi anni, il circo è stato oggetto di critiche, soprattutto per quanto riguarda il benessere degli animali. Jones racconta di alcuni episodi di cui il suo è stato fatto oggetto. “Si tratta di minoranze – precisa – ma che evidentemente trovano qualche ascolto se ad ogni piazza italiana riceviamo ripetute visite di enti di controllo sulla base di denunce di cittadini qualunque.  In effetti ci sono leggende metropolitane dure a morire. Non è certo maltrattando gli animali che si potrebbero insegnare loro le abilità esibite in pista. Al contrario: occorre un forte rapporto affettivo per ottenere da essi quanto gli si chiede. Questo lo sa, o dovrebbe sapere, chiunque possegga anche solo un cane. Sarebbe autolesionista non curarsi di chi costituisce il proprio mezzo di sostentamento. Nessun animale del Circo si può definire selvatico: sono tutti nati e vissuti con noi da molte generazioni e mediamente sono molto più longevi di quelli davvero in natura”.

Al di là di queste difficoltà, il circo è un mondo che affascina da sempre. E Jones ne è consapevole. “Nel circo c’è tutto: poesia, musica, gesto tecnico, sceneggiatura. Io nasco poeta, ma anche la prova tecnica – magari anche di altissimo livello come può’ essere un quadruplo salto mortale – non è sufficiente, se è fine a se stessa. In quel caso è sport. Nel circo ci deve essere emozione, coinvolgimento a 360° dello spettatore”.

Scendere in questi particolari è interessante: gli chiedo di raccontarmi dell’altro…
“Fare spettacoli dedicati ai bambini non significa fare spettacoli brutti. In Italia molti pensano che ai bambini si possa propinare qualsiasi cosa, tanto non capiscono. Noi invece vogliamo proporre ai piccoli, quando ci viene chiesto di farlo, show di altissimo livello artistico e culturale”.

Il circo celebra intensi legami emozionali nell’istantaneità dello spettacolo. Ritrova sé stesso a ogni prova, a ogni numero, nella tensione verso la perfezione dell’esecuzione, nel dettaglio, anche nell’errore. Serba, misconosciuto, un elemento di grandezza che altrove si va perdendo: la sincerità di vite che affrontano paure, difficoltà, sacrificio, impegno. “Il nostro lavoro – continua Jones – a volte è quello di provare a trasformare bravi artigiani in artisti. Ci capita spesso di trovare circensi con una grande preparazione tecnica e proviamo a inserire questa in un contesto poetico, più completo e in grado di far emozionare lo spettatore”.

Alla fine di questa chiacchierata con Jones, che ringrazio per la disponibilità, mi colpisce la passione, la preparazione, la cultura e la dedizione che Jones mette nella sua professione.

Un pensiero lucido e visionario al tempo stesso di chi non ha mai avuto paure delle grandi sfide, di chi ha messo anima e corpo in ogni progetto che ha realizzato.

Appuntamento quindi a Brindisi fino al 22 ottobre 2023 per un momento davvero imperdibile con la grande famiglia del Circo Rolando Orfei. Ma questo show non si fermerà qui e farà tappa in ogni regione. È un’esperienza completa, magico miscuglio di destrezza, coreografie, grazia e gag comiche: mi sento davvero di consigliarlo a tutti i miei lettori.