“TUTTA ROMA È SANTA PALOMBA. Inceneritore e territorio: impatto su ambiente, salute e tessuto economico sociale”

- Pubblicità -

Un inceneritore da 600.000 t annue di rifiuti indifferenziati è irrealizzabile e insostenibile per qualsiasi territorio del Comune di Roma.

 

Si è svolta ieri mattina presso la Città dell’Altra Economia a Testaccio la conferenza stampa organizzata da Europa Verde e Sinistra Italiana – Roma in collaborazione con la Rete di associazioni Tutela Roma Sud dal titolo “TUTTA ROMA È SANTA PALOMBA – inceneritore e territorio: impatto su ambiente, salute e tessuto economico sociale”. Sono intervenuti tra gli altri: Ferdinando Bonessio, consigliere Comunale Europa Verde; Marco Cacciatore, presidente Commissione Rifiuti Regione Lazio; Filiberto Zaratti e Simona Saraceno, co-portavoce Europa Verde Lazio; Alessandro Luparelli, consigliere Comunale Sinistra Civica; Giuseppe Girardi, responsabile transizione ecologica Sinistra Italiana; Elena Fattori, senatrice di Sinistra Italiana; Marco Alteri, consigliere comunale – Albano; Stefano Maggio, consigliere comunale M5S – Pomezia; Natale Di Cola, CGIL Lazio; Andrea Masullo, Direttore scientifico Greenaccord e gli attivisti della Rete Tutela Roma Sud. “La grande emergenza rifiuti che sta vivendo Roma, aggravata dall’incendio di Malagrotta, deve indurci una volta per tutte a realizzare un sistema strutturato di gestione dei rifiuti che ci consenta di pianificare il futuro secondo le Direttive europee. Il nostro no convinto alla costruzione di un inceneritore non è di tipo ideologico e aprioristico ma suffragato da dati concreti” hanno detto nel corso dell’incontro gli intervenuti. “Il luogo individuato per la sua realizzazione è quello di Santa Palomba, un territorio che occupa il lembo più a sud del IX Municipio capitolino e che confina con i territori di Ardea, Pomezia e Albano. A poche centinaia di metri dall’impianto da 600.000 t annue di rifiuti indifferenziati, è ubicata la discarica di Roncigliano riaperta di recente con una ordinanza del Sindaco. I dati ARPA 2018/2019 raccontano di falde acquifere inquinate, a valle della discarica di Albano – Roncigliano e l’emungimento delle acque è subordinato alle prescrizioni di cui alla D.G.R. 445/2009 (Provvedimenti per la Tutela dei Laghi Albano e di Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani). Eppure, parliamo di un territorio dove nel raggio di 8 km vivono circa 260.000 abitanti; a circa 1,5 km di distanza sorgono 300 appartamenti di case popolari destinate all’emergenza abitativa per circa 1000 residenti (Borgo Sorano); 1000 appartamenti di housing sociale (intervento PRINT Santa Palomba) per circa 4000 residenti sono in costruzione a 1 km dal lotto di terreno individuato per ospitare l’inceneritore. Nei Comuni limitrofi ci sono centri aggregativi, scuole, parrocchie, attività commerciali, siti archeologici, luoghi di interesse storicoculturale e paesaggistico, aziende agricole che convivono con l’area industriale di via Ardeatina. “Senza alcun dubbio – hanno dichiarato gli organizzatori – la costruzione di un inceneritore risulta del tutto insostenibile per scelta tecnica e per dimensioni (così come ad oggi dichiarato si tratta di un impianto da 600 mila tonnellate annue di rifiuti indifferenziati, che rappresenterebbe il 35% dei rifiuti prodotti annualmente dal Comune di Roma); perché produrrebbe circa 150.000 t/a di rifiuti speciali e pericolosi non riciclabili (finanche l’utilizzo in edilizia e nelle pavimentazioni stradali delle ceneri residue dell’incenerimento dei rifiuti è sconsigliato da numerosi studi tecnico-scientifici); produrrebbe ceneri che sono rifiuti speciali e pericolosi da smaltire in discarica oltre a provocare l’emissione di polveri ultra-sottili PM 2.5, diossina, furani, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti e CO2. Inoltre, le tempistiche di realizzazione di un inceneritore mal si conciliano con la situazione di emergenza che vive la città e che deve essere affrontata nel più breve tempo possibile. È ingiusto continuare a infierire su un territorio così ricco di storia e tradizioni ma anche così in sofferenza dal punto di vista ambientale. Ecco perché diciamo che è irrealizzabile un inceneritore a Santa Palomba come in qualsiasi altro territorio del comune di Roma. Ed ecco perché oggi tutta Roma è Santa Palomba”.

Da qui le alternative illustrate nel corso della conferenza stampa. “La nostra proposta alternativa e concreta per minimizzare lo smaltimento in discarica massimizzare il recupero di materia, creando anche posti di lavoro, si chiama: economia circolare (riduzione, riutilizzo, riuso, riciclaggio). Nel rispetto del principio di prossimità e dei fabbisogni dei singoli Municipi chiediamo impianti di piccole e medie dimensioni a basso impatto ambientale per la lavorazione di carta, legno, vetro, plastica, metalli, distribuiti sui territori; ricondizionare i Tmb dismessi o incendiati in impianti ReMat (Recupero Materia da frazione secca post raccolta); raccolta differenziata di qualità con il Porta a Porta (PaP) domiciliare o di condominio, preceduta a livello organizzativo dalla raccolta duale con intercettazione della massima frazione organica prodotta; eliminazione dei cassonetti stradali, eventualmente sostituiti a seguito di periodo di sperimentazione da cassonetti intelligenti; apertura e diffusione di centri del riuso e isole ecologiche. Non possiamo affidarci ad una tecnologia obsoleta che va in direzione contraria rispetto alle direttive della Ue che entro il 2035 prevede il conferimento in discarica solo del 10% di indifferenziato. A questo proposito è necessario avviare un confronto sulla validità dell’attuale piano regionale dei rifiuti che prevede investimenti sulla differenziata e in cui l’Italia è leader per tecnologia e brevetti all’avanguardia. Allo stesso modo è indispensabile che il Comune di Roma, nella realizzazione di un piano strutturato, coinvolga esperti di livello nazionale ed internazionale in materia ambientale e promuova il dibattito pubblico e la partecipazione dei cittadini”.