Nobiltà, figli segreti e lettere ritrovate: il caso Di Lorenzo, una storia siciliana tra realtà e destino

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Testamenti, fotografie d’epoca, lettere ingiallite dal tempo e un pizzico di destino. Così è riaffiorata alla luce una vicenda tanto affascinante quanto complessa: la storia dimenticata di una discendenza nobiliare siciliana, quella della famiglia Di Lorenzo. Un nome che ha attraversato secoli di storia, oggi restituito alla memoria collettiva grazie alle ricerche genealogiche di Sebastiano Pasquini, direttore del Registro Araldico Italiano (RAI), e al lavoro personale di Corrado Rizza, nipote del figlio naturale di Don Antonino Di Lorenzo.

Tutto comincia con Don Antonino Di Lorenzo (1857–1947), marchese di Castelluccio, barone di Granieri, intellettuale, archeologo e tre volte sindaco di Noto. Figura di spicco nella Sicilia dell’Ottocento, Don Antonino fu tra i primi a portare l’automobile sull’isola insieme a Ignazio Florio, finanziò scavi archeologici e fece costruire il suggestivo Castello Oliva sull’altopiano di Sarculla.

Ma dietro la facciata ufficiale, si cela una storia familiare parallela: nel 1902 Don Antonino ebbe un figlio, Corrado, nato dalla relazione con Santina Castello, all’epoca sposata con Benedetto Rizza. Corrado fu chiamato così in onore del padre di Don Antonino, e benché mai ufficialmente riconosciuto nei registri nobiliari dell’epoca, ricevette un riconoscimento indiretto: donazioni, lettere personali e testamenti che attestano chiaramente la volontà del marchese di assicurare un futuro al figlio naturale.

In particolare, un testamento del 10 agosto 1947, redatto dal notaio Filippo Di Stefano, lascia a Corrado sei salme di frumento all’anno. Inoltre, due lettere chiave sono emerse dagli archivi familiari: una del 6 giugno 1902, in cui Don Antonino comunica l’accordo con il parroco della Chiesa del Carmine per il battesimo del piccolo “Corraduccio” e l’assegnazione di un appartamento a sua madre; l’altra del 6 gennaio 1916, che riguarda la villa di Pastuchera, destinata proprio al figlio.

A ritrovare questi documenti è stato Corrado Rizza, scrittore e regista, oggi residente a Miami, nipote del Corrado del 1902 e figlio del pittore Antonello Rizza, a cui nel 2018, su iniziativa dell’allora sindaco Corrado Bonfanti,è stata dedicata una sala a Palazzo Nicolaci a Noto. “È stato un segno del destino – racconta – ho ritrovato queste lettere mentre guardavo un episodio di White Lotus ambientato proprio a Testa dell’Acqua, luogo delle mie vacanze da bambino. Quasi come se la Sicilia mi stesse richiamando.”

Le ricerche di Sebastiano Pasquini, alla guida del RAI, hanno confermato attraverso atti di stato civile, fonti orali e documenti storici, la genealogia che collega Corrado Rizza ai Di Lorenzo. “Una genealogia che parte dal conferimento del titolo di marchese a Nicolò Di Lorenzo nel 1803 da parte di Ferdinando IV per aver istituito a proprie spese una milizia cittadina – spiega Pasquini – e che arriva fino ai giorni nostri, con la trasmissione orale e documentale della linea naturale della famiglia.”

Non mancano neppure connessioni illustri: un ramo della famiglia Di Lorenzo risulta imparentato con i Borgia. Proprio per rendere omaggio a questa eredità morale e culturale, Corrado Rizza ha registrato lo stemma di famiglia con brisura di bastardigia, il segno araldico che indica una discendenza naturale non legittimata, ma riconosciuta.

Questa storia incredibile sarà raccontata in un docufilm in fase di produzione, dedicato alla memoria di Antonello Rizza e al patrimonio culturale siciliano. La pellicola sarà ambientata tra le bellezze della Val di Noto, che negli ultimi anni ha attirato l’interesse internazionale: Madonna vi ha festeggiato il suo compleanno nel 2022, e il Palazzo Castelluccio, ex dimora dei Di Lorenzo, è stato acquistato dal gruppo Rocco Forte Hotels, che lo trasformerà in un hotel di lusso entro il 2026.

“Non è questione di eredità materiale – conclude Rizza – ma di identità, memoria e orgoglio familiare. Questa storia merita di essere raccontata per ciò che rappresenta: un legame tra passato e presente, tra Sicilia e mondo.”