Il cardinale decano Giovanni Battista Re celebra la messa esequiale in San Pietro: “Dio gli conceda eterna felicità.Nell’omelia della messa esquiale per Papa Francesco celebrata oggi, 26 aprile, sul sagrato di San Pietro, il cardinal decano Giovanni Battista Re ripercorre l'”intenso Pontificato” di Bergoglio dalla scelta di chiamarsi Francesco alla sua voce contro gli orrori della guerra.
“Per lui un plebiscito di affetto”
“In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalle certezze della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto”, scandisce Re. “A nome del Collegio dei cardinali ringrazio tutti i presenti. Con intensità di sentimento rivolgo un deferente saluto e vivo ringraziamento ai Capi di Stato, ai Capi di Governo e alle delegazioni ufficiali venute da numerosi Paesi ad esprimere affetto, venerazione e stima verso il Papa che ci ha lasciati”, dice Re.
“Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che tutti abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori”, l’omaggio del porporato. “La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua. Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, perché Gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore”.
“Si è rivolto anche a chi è lontano dalla Chiesa”
“È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre – ricorda il cardinal decano – è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa. Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare ‘cambiamento di epoca’. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa”.
“Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, Papa Francesco – sottolinea Re – ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato. Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali”.
“Il primato dell’evangelizzazione – osserva ancora nell’omelia – è stato la guida del suo Pontificato, diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio”.
“Chiesa come ospedale da campo e casa sempre aperta”
“Filo conduttore della missione” di papa Francesco “è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’ dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite”. Re ricorda gli “innumerevoli gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Costante è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri”.
I suoi viaggi mano tesa verso i migranti
“È significativo che il primo viaggio di papa Francesco sia stato quello a Lampedusa, – ricorda Re tra gli applaudi della Piazza – isola simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare. Nella stessa linea – sottolinea sintetizzando il senso dei 47 viaggi apostolici – è stato anche il viaggio a Lesbo, insieme con il Patriarca Ecumenico e con l’Arcivescovo di Atene, come pure la celebrazione di una messa al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, in occasione del suo viaggio in Messico”.
fonte www.adnkronos.it