Grillo dice no al terzo mandato. Di Maio: “M5s rischia di diventare il partito dell’odio”

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I grandi uomini, quelli capaci di ‘grandi visioni’, sono sicuramente importanti. Ma le regole lo sono di più. E tra queste c’è anche la regola che prevede “il ricambio dei gestori prima che le imprese collassino“. Così Beppe Grillo mette la pietra tombale sulla questione della proroga di mandato. È una regola, scrive ancora Grillo in un lungo post sul blog del Movimento, che ha la fondamentale funzione di “prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere” o “di una sua deriva autoritaria“. Quindi è più importante dell’eventuale “sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo”.

L’intervento di Grillo arriva in una giornata già ad alta tensione per il Movimento è 5 stelle è molto alta. Dopo le frecciate di ieri a Giuseppe Conte, infatti, che ha ricevuto insulti per le sue parole, oggi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio afferma: “Mi sono solo permesso di aprire alcune questioni. Così rischiamo di diventare il partito dell’odio”. E intanto torna di fatto ad attaccare Conte dicendo: “Non diamo grande prova di maturità politica quando strumentalizziamo il Presidente del Consiglio come abbiamo fatto ieri oppure quando ci vantiamo di aver prodotto il suo viaggio a Kiev che invece è frutto di una grande azione diplomatica del premier stesso”.

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DI MAIO: RISCHIA DI DIVENTARE PARTITO DELL’ODIO

“Dobbiamo fare tutto ciò che serve affinchè in risoluzione maggioranza ci sia il massimo sostegno al Premier Draghi. Mi sono permesso semplicemente di aprire un dibattito su alcune questioni e ho ricevuto insulti personali. Temo che questa forza politica rischi di diventare una forza politica dell’odio”, dice Di Maio.

DI MAIO: PD SALE E NOI SCENDIAMO, NON ABBIAMO IDEA CHIARA PER PAESE

“Il nostro elettorato è disorientato perchè quando si pongono dei temi ci sono degli attacchi personali, questo non è accettabile. Inoltre non è chiara quale sia la nostra ricetta per il Paese. Ci sarà un perchè nella coalizione di maggioranza il Pd sale e noi scendiamo”, afferma ancora Di Maio.

DI MAIO: CHE SENSO HA CAMBIARE LA REGOLA DEL SECONDO MANDATO?

“A proposito del secondo mandato: l’M5S non è una forza politica che sta guardando al 2050, ma sta guardando indietro. Che senso ha quindi cambiare la regola del secondo mandato, invito gli iscritti a votare secondo i principi fondamentali del Movimento, li invito io perchè questa è una forza politica che si sta radicalizzando all’indietro”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

DI MAIO: BASTA STRUMENTALIZZARE DRAGHI

“Siamo alla vigilia di un importante Consiglio dell’Unione europea. Faremo di tutto affinchè il presidente Draghi vada al tavolo con la massima forza rappresentando il Paese con una colazione compatta. Leggo in queste ore che una parte del Movimento 5 Stelle vorrebbe inserire nella risoluzione che impegna il premier ad andare in Consiglio europeo, frasi e parole che disallineano il Paese dalle alleanze Nato e Unione europea. Noi non siamo un Paese neutrale, ma un Paese che ha alleanze storiche. Non diamo grande prova di maturità politica quando strumentalizziamo il Presidente del Consiglio come abbiamo fatto ieri oppure quando ci vantiamo di aver prodotto il suo viaggio a Kiev che invece è frutto di una grande azione diplomatica del premier stesso”. Lo ha detto il ministro degli esteri Luigi Di Maio.
Di Maio non cita esplicitamente Giuseppe Conte, ma il riferimento alle parole del presidente M5s è chiaro.

IL LUNGO POST DI BEPPE GRILLO

“L’evoluzione, si sa, è il risultato di cambiamenti casuali nei processi riproduttivi. La cecità di questa meccanica è resa ‘visibile’ da una frase icastica del chimico Peter Atkins: ‘una volta che le molecole hanno imparato a competere fra loro e a creare altre molecole a loro immagine, elefanti, e cose simili agli elefanti, si troveranno a tempo debito a vagare attraverso le savane’. Dunque l’evoluzione biologica non segue nessun piano, dipende solo da cambiamenti casuali, quali che siano. Quelli più adatti (fittest) finiranno per prevalere attraverso la selezione naturale. Qui sta la terribile bellezza del darwinismo: nessuna volontà, nessun senso, nessun fine”. Così sul suo blog il Garante M5s, Beppe Grillo.

“L’economia basata sulla proprietà privata si fonda sulla stessa meccanica- prosegue Grillo- L’efficienza della proprietà privata non dipende dunque dalle prodigiose capacità dei proprietari, ma da una meccanica molto simile a quella della selezione naturale biologica, che gli economisti chiamano ‘distruzione creatrice’. D’altronde la teoria dell’evoluzione biologica è tributaria, per stessa ammissione di Darwin, della teoria economica classica. Tuttavia, diversamente dalla selezione naturale, il funzionamento della distruzione creatrice non dipende da processi chimici e biologici, ma dalle regole della società. Dunque, mentre la velocità dell’evoluzione biologica è strutturale e tende a essere lentissima, quella dell’evoluzione economica e sociale è ‘programmabile’ e può essere più o meno veloce a seconda delle regole che la governano. Questa sostanziale differenza non deve però indurre a ritenere che l’evoluzione economica e sociale non dipenda (solo) da mutamenti casuali e meccaniche selettive a posteriori, e possa (anche) dipendere dalle ‘visioni’. In genere quando qualcuno ha una ‘visione’ sarebbe meglio chiamare un dottore, se non un’ambulanza. Tuttavia, anche quando alcune di esse si rilevano per essere azzeccate, è sempre impossibile prevederlo ex ante, ma occorre sperimentarle nella realtà economica sociale per capire se sono destinate a sopravvivere o soccombere. Ciò non significa, sia chiaro, negare l’utilità delle visioni di grandi uomini, ma riconoscere che anche fra queste visioni operano le stesse meccaniche selettive dei cambiamenti casuali. Dunque per l’evoluzione economica e sociale sono più importanti le regole che favoriscono i cambiamenti di quelle che favoriscono le (vere o presunte) Grandi Visioni di (veri o sedicenti) Grandi Uomini. Fra queste regole ci sono quelle che favoriscono il ricambio dei gestori prima che le imprese collassino. Negli Stati Uniti, per esempio, ci sono diverse regole che favoriscono il ricambio dei gestori nelle società quotate, da quelle sulle offerte pubbliche d’acquisto, a quelle sulla raccolta di deleghe, a quelle sul cosiddetto attivismo societario, e così via”.

“Regole che favoriscono il ricambio dei gestori esistono, in teoria, anche nei sistemi politici democratici. Tuttavia in questi casi l’interesse dei cittadini è troppo parcellizzato rispetto allo sforzo necessario per sostituire i governanti, sicché accade che gli unici a farlo siano i cittadini il cui unico obiettivo è di sostituire sé stessi ai governanti di cui si chiede il ricambio, e non di tutelare meglio l’interesse dei cittadini. Per questa ragione appare sempre più opportuno estendere l’applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati. Queste regole hanno goduto di una certa fortuna in alcuni ambiti del settore pubblico, quali i giudici della Corte Costituzionale. Ma il limite alla durata dei mandati si giustifica anche nell’esigenza di porre un limite a un potere rilevante, come per esempio quello del Presidente degli Stati Uniti. Alcuni obiettano – soprattutto fra i gestori che si arroccano nel potere – che un limite alla durata dei mandati non costituisca sempre l’opzione migliore, in quanto imporrebbe di cambiare i gestori anche quando sono in gamba: “cavallo che vince non si cambia” sembrano invocare ebbri di retorica da ottimati. Ciò è ovviamente possibile, ma il dilemma può essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo”, ha concluso.

fonte agenzia dire.it