Al bioparco di Roma, un nuovo “albero per il futuro” con la Raggi

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A 51 anni dall’istituzione della Giornata Mondiale della Terra, l’Ambasciata d’Israele in Italia e l’Ambasciata del Regno del Bahrein, in collaborazione con la Fondazione Bioparco di Roma, si uniscono per sottolineare quanto tutela ambientale, sostenibilità e ampliamento delle aree verdi nei contesti urbani siano temi di primaria importanza per le istituzioni e per gli abitanti dei centri urbani.

Oggi la Sindaca Raggi, l’Ambasciatore d’Israele in Italia, Dror Eydar, insieme all’Ambasciatore del Bahrein, Nasser Mohamed Yousef Al Belooshi e alla presenza del Presidente della Fondazione Francesco Petretti, hanno piantumato un Acer platanoides “Crimson King”, bellissimo albero ornamentale, sulle rive del laghetto del Bioparco.

Per la prima volta dalla sottoscrizione degli Accordi di Abramo, che hanno portato alla normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi mediorientali, le missioni diplomatiche di stanza a Roma promuovono un’azione congiunta in sinergia con un attore importante nel campo della divulgazione scientifica. La scelta di piantare un albero al Bioparco muove dalla volontà di produrre un atto concreto. A testimonianza dell’urgenza che i temi ambientali hanno assunto nell’agenda globale e a indicare alle nuove generazioni la via dell’impegno comune per la salvaguardia degli ecosistemi e la lotta al cambiamento climatico.

L’iniziativa consolida la collaborazione della Fondazione Bioparco con la rappresentanza israeliana in Italia. Lo scorso dicembre, l’Ambasciatore Eydar si è recato in visita alla struttura romana che ospita dal 2007 quattro rarissime testuggini kleinmanni donate dallo Zoo Biblico di Gerusalemme.

“La piantumazione del nuovo albero all’interno del Bioparco indica la strada da seguire per preservare la nostra Terra e consegnarla ai nostri figli più verde, più sana e più vivibile. Ogni nuovo albero è ossigeno per le nostre città, una speranza per il nostro futuro, un passo fondamentale per il nostro Pianeta. La salvaguardia dell’ambiente è un impegno imprescindibile e comune, una responsabilità per oggi e per le future generazioni che necessita anche di un profondo cambiamento culturale e di nuovi approcci e modalità di gestione della cosa pubblica. Anche la presenza degli ambasciatori in Italia di Israele e del Bahrein, per la prima volta promotori di un’iniziativa congiunta a Roma dopo gli Accordi di Abramo, è significativa di un cammino condiviso verso lo sviluppo sostenibile”, afferma la Sindaca di Roma Virginia Raggi.

L’Ambasciatore d’Israele in Italia S. E. Dror Eydar ha sottolineato: “fino a non molto tempo fa, gli alberi li piantavamo separatamente, ognuno nel proprio mondo. Dalla firma degli Accordi di Abramo, scopriamo che la distanza tra noi è stata sempre artificiale, e che è molto più quello che ci accomuna di quello che ci divide.

Oggi piantiamo un albero insieme nella meravigliosa Roma, alla presenza importante della Sindaca Virginia Raggi, in onore di un buon futuro comune che attende i nostri figli, perché possano mangiare i frutti della pace e della normalizzazione tra i popoli.”

L’Ambasciatore del Bahrein, Nasser Mohamed Yousef Al Belooshi ha dichiarato: “è giunto il momento di pensare diversamente a come poter salvare questo pianeta. Questo pianeta è la nostra casa e il suo benessere dovrebbe essere la nostra principale priorità. Parte del benessere della Terra implica il vivere in pace. Le guerre non causano solo devastazione sulla specie umana ma anche sulla Terra stessa. Distruggono i nostri mari e le barriere coralline, le nostre foreste e le giungle, i nostri deserti e gli oceani.”

“La biodiversità è un patrimonio comune che non conosce confini – ha rilevato il Presidente della Fondazione Bioparco di Roma Francesco Petretti – la grande risorsa del nostro Pianeta che tutti dobbiamo tutelare. Per questo partecipiamo con entusiasmo ad un’importante iniziativa che pone l’accento sulla collaborazione fra i popoli anche per la conservazione del patrimonio inestimabile di specie ospitate da quella parte del Mondo che siamo soliti definire Medio Oriente – ha concluso Petretti – a noi così vicina non solo geograficamente ma anche culturalmente”.