Tanta voglia di… BLU BOX

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La musica non si ferma al BLU BOX dell’associazione culturale MINIMO COMUNE MULTIPLO (MCM). Il locale di via Clemente XII riaperto il 18 settembre in sicurezza (nel rigoroso rispetto di tutte le norme anti-Covid), con una serie di sold out, continua il suo viaggio con una programmazione per tutti i palati, tra concerti, intrattenimento, jam session, apericena e tanto altro, come spiega il direttore artistico, l’architetto Marco Travaglini.

 

Ottobre mese carico di eventi al Blu Box. Si parte alla venerdì 2 ottobre con i ritmi caldi dei Radical Gipsy. Il trio jazz manouche – composto da Gabriele Giovannini (chitarra solista), Fabio Micalizzi (chitarra ritmica e voce), Giulio Ciani (contrabbassista) – nato a Roma nel 2012,  è orientato alle sonorità del gipsy jazz inaugurato da Django Reinhardt, padre del jazz manouche, stile musicale che coniuga le sonorità dell’antica tradizione gitana del ceppo dei Manouches col jazz americano. Dall’unione nasce un genere che fonde sonorità e creatività espressiva dello swing Usa Anni ’20-’30 col filone musicale del valse musette francese e il virtuosismo eclettico gitano. Dalla strumentazione (principalmente a corda, come chitarre, bassi, violini) e dalla tipica cadenza romantica e allo stesso tempo drammatica dell’esperienza zingara, il gipsy jazz spopola in Europa dagli Anni ‘40 in poi.

Il repertorio dei Radical Gipsy è un intrigante volo attraverso il genere: dai classici di Django ai brani dei gypsies contemporanei, passando per la chanson francese e gli evergreen della Swing Era. Il percorso del gruppo si è sviluppato tra jazz club e festival, con importanti collaborazioni come quella con il fisarmonicista francese Ludovic Beier, il violinista Florin Niculescu, con i clarinettisti italiani Luca Velotti ed Emanuele Urso, i violinisti Rares Morarescu e Juan Carlos Albelo Zamora. Nel 2014 esce il loro disco d’esordio “Spaghetti alla Gitana” (etichetta Limited Music Trade).

Sabato 3 ottobre il testimone passa ai Docs in Jazz, fantastico quintetto di medici che, all’apice della professione, capiscono che non c’è migliore medicina della musica. I Docs da 4 anni riempiono i club romani con una fusion suonata egregiamente. Al sax tenore c’è Marco Verrecchia che lavora in ostetricia al San Filippo Neri. La cantante, un vero talento, è Karen Smith, figlia d’infermieri. Al piano, Giuseppe Teofili, al basso Giacomo Olivi, chirurgo maxillo-facciale al San Camillo, alla batteria l’appassionata Silvia Giuliani, radiologia. Infine, al sax alto Salvatore Cisternino, radiologo pure lui. Il repertorio spazia, e unisce a seriosi standard jazz – tipo Herbie Hancock, Thelonious Monk, Davis – qualche incursione tra pop e fusion. E allora basso e batteria fanno scintille sulle note di George Benson, dei Crusaders, di Al Jarreau e Norah Jones.