Sanità, Rifondazione Comunista: “I precari sono arrivati alla disperazione”

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“Il precariato nella Sanità è diventato caporalato. Mentre la regione Lazio continua a dare il 56% del bilancio alle aziende private, mentre non sono ancora stati vaccinati gli amministrativi della Sanità (è deceduto un lavoratore del CUP!), i precari e le precarie della Sanità continuano ad aumentare: le ASL sono costrette ad assumere questo personale attraverso gare d’appalto sotto la voce “servizi” anziché assumerli come lavoratori e lavoratrici. La responsabilità è in capo al  Ministero dell’ Economia in quanto, pur finito il commissariamento, la Regione è ancora “sotto le norme del  piano di rientro”.
Rifondazione Comunista, condividendo le giuste iniziative dei sindacati confederali e di base, chiede a Zingaretti, agli assessori D’Amato e Di Berardino, come possa essere ancora sopportabile che circa 10 mila lavoratori e lavoratrici vivano una condizione così disumana in questa drammatica situazione di pandemia. Rifondazione Comunista chiede anche di intervenire presso il governo Draghi e il Ministero delle Economia per superare definitivamente il commissariamento attraverso l’eliminazione del piano di rientro. Le condizioni normative dei precari e delle precarie rischiano di facilitare future assunzioni presso le aziende private che, pur continuando a fornire un servizio sanitario indecente (ad es. RSA), sono nelle condizioni di garantire un rapporto di lavoro migliore rispetto a quello oggi offerto a più di 10 mila precari e precarie del pubblico”.
Così in una nota dichiarano Maurizio Fabbri e Marco Bizzoni, rispettivamente Segretario regionale e referente Lavoro regionale del Lazio del Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.