Meritocrazia Italia chiede integrazioni alla riforma sull’equo compenso

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L’accidentato iter del disegno di legge in materia di equo compenso sembra alle battute conclusive. Meritocrazia Italia chiede che non si ignorino le criticità già emerse, per potere restituire dignità e competitività alle libere professioni e al tempo stesso porre un ulteriore tassello per realizzare gli obiettivi posti dal PNRR.

In particolare, insiste affinché venga considerata l’opportunità di favorire il monitoraggio delle attività su cui incide e si applica l’equo compenso, mediante l’istituzione di organismi di controllo ad hoc a partecipazione mista, ministeriale e dei rappresentanti dei professionisti; venga operato un ragionevole bilanciamento degli interessi, riportando su un piano sostanzialmente paritario la contrattazione tra i c.dd. clienti forti (banche, assicurazioni, pubblica amministrazione, etc.) e le categorie dei professionisti; venga favorita la corretta applicazione, sia in ambito giudiziale che stragiudiziale, dei parametri tariffari, da parte degli organi giudicanti, al fine di rendere effettiva l’applicazione delle regole sull’equo compenso.

Meritocrazia ha già chiesto altresì la rivisitazione del sistema dei parametri forensi, con reinserimento dei minimi tariffari in estensione dell’obbligo all’equo compenso a tutti i settori e comparti, prevedendo altresì l’obbligatorietà dell’anticipo, da parte dello Stato, del compenso per il gratuito patrocinio ovvero, in mancanza, il contenimento del termine di pagamento massimo entro il mese successivo alla conclusione dell’operato, in uno all’estensione del principio di gratuità dalle spese processuali (di cui all’articolo unico della l. n. 319 del 1958), salvo che per l’onere di pagamento del contributo unificato, anche alle procedure giudiziali aventi ad oggetto il recupero del credito costituito da compenso professionale.